In difesa dello sviluppo no code

Per onor di chiarezza partiamo dalle definizioni: per sviluppo no code si intende l’atto di costruire un prodotto digitale attraverso strumenti che non richiedano la conoscenza di codici di programmazione. In pratica questi strumenti aiutano a programmare chi non sa farlo. Tipo me.

Ho scelto il verbo aiutare perché ad oggi, fortunatamente, nessuno strumento no code è riuscito a sostituire chi possiede competenze di programmazione. È però riuscito a rendere accessibile il mondo dello sviluppo a più persone. Tipo me. E quando qualcosa include, invece che escludere, io sono felice. 

Da questa breve introduzione si può intuire perché qualcuno debba correre in difesa dello sviluppo no code. Insomma, sembra proprio che anche i novellini, oggi, possano programmare. A che serve studiare cinque anni di ingegneria informatica se poi arriva l’Ayla Parisi di turno a fare i siti web senza codice? Che posso dire in mia difesa? Niente.

Alzo le mani.
Però mentre alzo le mani faccio un passo indietro.
Poi un altro ancora, così da avere una visuale ancora più ampia.

Okay, questo è il mio posto. Qui dove non c’è la visione rigida e specializzata, ma il ventaglio aperto delle cose. Da qui si può ragionare molto meglio.

Un sito web è prima di tutto uno strumento di comunicazione che la persona e/o il brand sfrutta per raggiungere uno o più obiettivi. Ad esempio un sito web può servire a vendere dei prodotti fisici, o dei servizi digitali, come un e-commerce. Può essere una semplice pagina che raccoglie dei contatti, tipo una landing page. O ancora, può servire a condividere delle informazioni riguardo a un argomento specifico, come fa un blog.

Per costruire un sito web che raggiunga determinati obiettivi e che quindi abbia senso di esistere, bisogna far coesistere tre settori: la strategia, il design e la programmazione.

La strategia è forse l’aspetto più importante di tutti perché indaga le motivazioni d’esistere del sito web. È un po’ la filosofa del gruppo. La strategia risponde a domande tipo:

  • A chi si rivolge il sito web? Che problema posso risolvere all’utente?

  • Qual è l’obiettivo da raggiungere? Qual è l’azione che l’utente deve compiere?

  • Quali contenuti devono essere presenti nel sito web? Di che funzionalità deve disporre?

 Una volta stabilito il “cosa” del sito web, bisogna decidere il “come”. Ecco che si entra nel campo del design, che, essendo l* stilista del gruppo, deve riuscire a rispondere a domande tipo:

  • In base al pubblico di riferimento, che tipologia di contenuti funziona di più? Foto, video, ecc.?

  • L’aspetto visuale pensato riesce a condurre l’utente dove deve? Ad esempio verso i luoghi in cui può effettuare l’azione scelta in fase di strategia?

  • Il sito è ben leggibile e la gerarchia delle informazioni pensata?

Ora però è necessario portare il progetto in vita, dando spazio all’ingegnera del gruppo: la programmazione. Con misurazioni, codici e strumenti vari, risponde a domande tipo:

  • Tutto ciò che è stato progettato in fase di design può anche essere sviluppato? Il sito web è ben leggibile se visitato da tutti i tipi di device?

  • I dati sono al sicuro? Il sito web è veloce e prestante?

  • Chi poi gestirà il sito web sarà in grado di interfacciarsi in maniera semplice e comprensibile?

In un mondo gigante, c’è un team specifico che gestisce ogni settore. Così il risultato è perfetto e studiato in ogni suo aspetto. Però sono passati due anni (1) e hai sborsato ventiduemila euro (1). Il che è okay, se hai quel tempo e quel budget.

In un mondo più piccolino e simile a quello in cui la maggior parte di noi vive, le variabili tempo e budget sono più contenute. E in questa parte di discorso si inseriscono i miei amici no code. Se nel sistema di strategia, design e programmazione riesco a tagliare (in piccola parte) tempi e costi di design e (in gran parte) quelli di programmazione, avrò molte più risorse per dedicarmi all’aspetto più importante per la buona riuscita di un sito web: la strategia. Credo che, nella stragrande maggioranza dei casi, sia profondamente inutile inventare da zero la ruota del carretto, quando l’obiettivo è portare la cena alla nonna.

Per citare il fondatore del blog No Code Italia, lo sviluppo no code “è per tutti, ma non fa per tutti”. Questo per dire che pur rendendo il processo di creazione di un sito web alla portata della maggior parte delle persone, un buon risultato non dipende solo dallo strumento no code scelto. Tant’è che ci sono numerosissimi esempi online di siti web costruiti tramite website builder (3) che a livello tecnico funzionano, ma che contengono testi terrificanti, immagini in qualità bassissima, loghi deformati e in generale la mancanza di una strategia ben definita.

Un sito web è un investimento sensato solo nel momento in cui ti restituisce qualcosa. Avere un sito web perché “ormai lo hanno tutti” non è solo poco ecologico (2), ma anche contro producente. Questo perché un sito web va aggiornato nel tempo, curato nei contenuti e trattato come un vero e proprio strumento di vendita. Immagino che un negozio che non cambia vetrina da due anni non sia molto appetibile sul mercato, vero?

 

Quindi, per tirare le somme, quando conviene scegliere di costruire un sito web tramite strumenti no code?

Tutte le informazioni qui sotto sono indicative e vanno confermate tramite un colloquio appropriato. In ogni caso si intendono comprensive di interventi di strategia e design.

  1. Se le funzionalità del tuo sito web sono basilari: un blog, un negozio online, un portfolio, una landing page, ecc. Non il sito di *nota azienda di booking vacanziero*, per intenderci, che ha necessità tecniche simili a un’applicazione strutturata.

  2. Se hai necessità di pubblicare il tuo sito web con delle tempistiche relativamente strette, ad esempio tra l’uno e i quattro mesi.

  3. Se hai un budget compreso tra i mille e i cinquemila euro, prendendo come estremi un sito web da template e un sistema dinamico con un design totalmente personalizzato. In questo articolo puoi approfondire le differenze tra le due opzioni.

  4. Se sei dispost* ad accettare i compromessi che una soluzione no code può offrire: come il pagamento di un canone annuo che, essendo di una terza parte, può cambiare di anno in anno; o ancora come le limitazioni di determinate funzionalità in base al software e al piano di pagamento scelto.


Note e fonti

  1. Questi sono dati spannometrici. Le agenzie hanno ovviamente dei costi e dei tempi maggiori rispetto a un team di freelancer ed è giusto così.

  2. Il digitale contribuisce alle emissioni di CO2 per una quota media del 3.7% del totale. Per fare un paragone, il traffico aereo contribuisce al 2%. Fonte: https://www.accendilucegas.it/inquinamento-digitale/

  3. I website builder sono degli strumenti no code utili alla costruzione di siti web. Gli esempi più famosi sono Squarespace, Wix, i plugin Elementor e Divi di Wordpress, fino ad arrivare al mio preferito: Webflow.


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Sito web da template o sito web custom?